Foglie al vento

Roberta Canepa | Febbraio, 2024 | them


Se come me siete completamente disinteressati al sacro festival degli italiani in corso questa settimana, forse vi interesserà rifugiarvi in un cinema e prepararvi alla sempre più vicina vera premiazione che conta: gli Oscar.
Molti sono i cinema che in questo periodo ci propongono le pellicole che magari ci sono sfuggite in questi mesi e una di queste è Foglie al vento, ultimo lavoro di Kaurismaki.
Il regista finlandese è famoso per il suo stile minimalista e burlesco, e “Foglie al vento” non fa eccezione: il film è un’ode all’amore e alla solitudine, narrato con un umorismo sottile e malinconico. I personaggi principali, interpretati magistralmente da Kati Outinen e Matti Pellonpää, sono due anime perse in una città fredda e desolata e nonostante il loro destino incerto e gli ostacoli che incontrano lungo il percorso, il loro amore sembra destreggiarsi tra momenti di gioia e di tristezza.
Kaurismaki utilizza sapientemente gli elementi visivi per trasmettere emozioni, come le foglie gialle che volano nel vento o i volti che si riflettono in superfici bagnate mentre la colonna sonora, con le sue melodie nostalgiche e riflessive, contribuisce a creare un’atmosfera malinconica e romantica.
Ma quello che rende veramente speciale “Foglie al vento” è l’ironia che permea tutto il film: Kaurismaki si prende gioco dei cliché romantici e delle convenzioni del cinema, inserendo riferimenti cinefili che spaziano dal cinema classico al cinema contemporaneo. Questo aggiunge un ulteriore livello di profondità al film, rendendo omaggio al cinema stesso: la citazione di queste famose pellicole e registi nel contesto della storia contribuisce ad arricchire il racconto e a creare un legame tra il passato e il presente, tra i protagonisti e il cinema stesso. Queste referenze cinematografiche riflettono anche l’influenza e il gusto del regista e scrittore, che può essere considerato come un omaggio ai suoi predecessori e alle opere che hanno influenzato la sua visione artistica ed, inoltre, possono anche fornire indizi sulla trama e sul significato della pellicola stessa, collegando temi e concetti presenti in questi film con quelli della storia che si sta raccontando.
Nella pellicola si susseguono folli incidenti “sirkiani” (ma anche un accenno a “Un amore splendido” di Leo McCarey), tra foglie gialle che volano, volti che osservano attraverso vetri bagnati di pioggia, superfici che riflettono. C’è anche un accenno a una colonna sonora da “Magnifica ossessione”, con un eco, in un altro momento, del Concerto n. 2 di Rachmaninov, proprio come in “Breve incontro”. Inoltre, i protagonisti si incontrano al Cinema Ritz per vedere “I morti non muoiono” di Jarmusch (che due spettatori fuori di testa alla fine del film paragonano a “Diario di un curato di campagna” di Bresson e a “Bande à parte” di Godard). Ritornano davanti allo stesso cinema nella speranza di rivedersi, e qui troviamo locandine e foto di film di Melville, Jack Arnold, Ozu e Fu Manchu, Brigitte Bardot, “Fat City”, “Rocco e i suoi fratelli”, ancora Lean, Godard e “Stranger Than Paradise”.
In definitiva, “Foglie al vento” è un film meraviglioso che riesce a catturare l’essenza dell’amore e della solitudine in modo malinconico e ironico, un inno al sentimento e alla passione per il cinema e la musica, ma anche una riflessione sulla solitudine e sulla difficoltà di comunicazione tra le persone. I dialoghi, spesso ridotti all’essenziale, sono pieni di significato e rivelano la profondità dei personaggi e delle loro emozioni.
“Foglie al vento” è un film che si fa amare, che affascina e coinvolge, un viaggio emozionante tra le angosce e le speranze umane, una danza delicata e poetica che lascia il segno: un piccolo capolavoro.

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