Finalmente, sensazioni

Federico Guarino | Maggio, 2019 | them


Quando ho conosciuto Luca, alla fine del mio primo vero giorno di lavoro a Cesura, ho pensato che non mi sarei mai dimenticato del suo viso. Non è un tipo che si scorda facilmente: era vestito di nero, capelli lunghi oltre le spalle, barba folta sotto baffi ancor più folti.

Sono stato smentito dai fatti solo pochi giorni dopo, quando una mattina sono entrato ancora assonnato al Sunset – uno degli innumerevoli bar di Pianello – per fare colazione; al bancone, oltre al solito stuolo di persone che già bevevano bianchini, c’erano Valentina e Marco e un ragazzo che sembrava essere insieme a loro. Si era evidentemente rasato da poco: aveva la pelle lucida e chiarissima e spiccava tra i visi dei pianellesi, uomini e donne di campagna, che già verso la fine di aprile sfoggiano una discreta abbronzatura.

Ciao…

Ciao…

Ogni tanto questo ragazzo, in piedi proprio di fianco a Marco, mi guardava e sorrideva. Non aveva un pelo dal collo in su, ciglia e sopracciglia a parte.

Ordino il caffè. Mi guarda e ridacchia.

Mi volto verso Marco. Ridacchia anche lui.

Mentre cerco di capire che cosa sta succedendo, prendo tempo sbirciando la prima pagina de La Libertà, piccolo rituale mattutino che ha segnato la mia permanenza in Val Tidone.

Niente, continuano. Ormai è chiaro che stanno ridendo di me…

Ci è voluto quasi un minuto perché capissi che al bancone del Sunset, quella mattina, sorridente e soprattutto completamente rasato, c’era Luca. Lo stesso Luca con i capelli a metà schiena e barba e baffi folti che pochi giorni prima avevo giurato non avrei dimenticato mai.

Ci sono voluti invece parecchi mesi prima che potessi vedere con la dovuta calma le foto di Luca, autore prolifico ma silenzioso; non è certo uno di quelli che ha alimentato I luoghi comuni sul fotografo dei giorni nostri, che stipa i social networks di materiale, si autopromuove quotidianamente e parla del suo lavoro ad ogni birra con gli amici. Fino a quel momento avevo visto solo il materiale che si trovava online.

Non avevo studiato prima di dedicarmi, finalmente, ad osservare il suo lavoro. E’ successo per caso, un giorno a casa sua. Per quel poco che ne sapevo – e tutt’ ora so – Luca Baioni, nato nel 1984 a Milano ma brianzolo da sempre, è cresciuto – a livello artistico – a pane e: cinema italiano anni ‘60-‘70, musica metal, Antonio Ligabue, cultura del tatuaggio, arte sacra e macabra, Carmelo Bene, filosofia occidentale, Colore, strutturalismo e post-strutturialismo, Francis Bacon, fotogiornalismo classico, Abecedario, Accademia di Brera, fotografi giapponesi… 

Tutto questo, insieme a molte altre cose che io non conoscevo ma che senz’altro c’erano, era ben visibile davanti a me in quelle immagini. Tutto questo, insieme con tutto lo scompiglio emotivo che invece arrivava da me, si mescolava nelle sue fotografie, si travolgeva a vicenda a volte impetuosamente – sui piedi trafitti dei Cristi crocifissi – e altre volte dolcemente – sul cappellino di lana della donna che osserva l’orizzonte di Pain Hell – come aveva ribattezzato Pianello Val Tidone – verso l’inizio di un viaggio che non avevo la minima idea di intraprendere fino a pochi attimi prima.

A questo punto non sapevo più riconoscere da dove arrivasse tutto quello che stavo provando; forse poco derivava dall’ oggetto-fotografia, poco era nell’immagine? Forse era tutto oltre, in un mondo di percezioni, di sensibilità personali, di sogni e incubi, demoni ed eroine?

Trovarsi di fronte alla fotografia di Luca è anche questo: è un modo per aprire un varco verso un’esperienza molto intima, piuttosto che la semplice visione di un libro o di una mostra fotografica. Le sue mostre e I suoi libri traggono beneficio da un ingrediente fondamentale: le emozioni del pubblico. Per chi non le mette sul tavolo, per chi non scopre le carte e non si apre, non si dimostra fragile di fronte ad essa, la fotografia di Luca può infatti risultare addirittura noiosa, incomprensibile, puro manierismo. Succede perché non ha un messaggio univoco, non ci sono certezze, presunzioni, non si perde in tecnicismi, E’ senza scopo, com’è giusto che sia l’arte più vera.

Luca aveva superato l’oggettività e il realismo già anni fa quando fotografava la guerra a Gaza dalla cucina della sua casa di Monza, scimmiottando le storie fotogiornalistiche. Nei lavori degli ultimi anni spazza via anche la rappresentazione, e questo era ancor più difficile da fare. 

Nelle sue fotografie, oggi, ci sono solo emozioni. Anzi, Sensazioni.

Luca si apre dolcemente agli spettatori attraverso le sue fotografie, schiude la sua corazza e lascia intravedere i suoi demoni più spaventosi, i suoi incubi, le sue più tristi malinconie, molte donne, chissà chi sono…

Si lascia, giudicare, flagellare oppure adorare, o solo osservare da chi non è riuscito a schiudersi come lui stesso ha fatto davanti all’immagine.

Pazienza, sarà per la prossima volta. Questo è il bello di dover completare le fotografie di Luca tramite il nostro ruolo di spettatori: si trovano ogni volta dei significanti nuovi, oppure non se ne trovano più, o se ne trovano di discordanti!

E ogni tanto, guardando le sue foto, ci si  ritrova come al bancone del Sunset: davanti a un ragazzo completamente glabro che si ci sarebbe aspettato con capelli e metà schiena, folta barba e baffi neri.

Scoprire in questo modo le proprie viscere è un’operazione che richiede parecchia fatica e una buona dose coraggio: sarebbe molto più facile non mettersi in gioco, parlare di altro… Per fortuna, per arrivare ad un certo livello, questo non è consentito. C’è bisogno di sporcarsi le mani.

Luca lo fa, da sempre. Continua a farlo con costanza e perseveranza, senza farsi distrarre dalle mode del momento. D’altra parte non potrebbe fare altrimenti: Baffo – Luca – è nelle sue foto al 100%.

Trovate una più grande selezione del lavoro di Luca sul suo sito personale, mentre potete ascoltare il suo progetto musicale sulla pagina Soundcloud di Exhibition Poland and the Helmut orchestra.

2 thoughts on “Finalmente, sensazioni

  • Si, Cederi i,

    Si,Federico, convincente!
    Sensazioni, esperienze intime, emozioni: il messaggio arriva direttamente. Un profana come me è subito incuriosita “vado a vedere, voglio saperne di più….ma che fa questo intrigante artista?”
    Forse un minimo di percorso di studio in più?..non so cmq ok

  • Convincente, il messaggio arriva direttamente. Esperienze intime, sensazioni, emozioni forti: una incompetente in materia come me è subito incuriosita “ma che fa questo bell’artista?….vado a vedere!”
    complimenti

Lasciaci un commento