Consigli di lettura

Pablito El Drito | Febbraio, 2021 | them


Jacopo Franchi, “Gli obsoleti”, Agenzia X

Negli ultimi anni sono emersi nuovi lavori fino a qualche tempo fa quasi impensabili: un esempio è quello dei rider, che nel giro di una decade da zero sono diventati migliaia. La tecnologia digitale ha prodotto anche altre figure lavorative emergenti, come i moderatori di contenuti, che si occupano di controllare e censurare l’attività degli utenti della piattaforme. I post su Facebook, TikTok, YouTube, Instagram, Twitter, come anche i commenti agli articoli dei quotidiani, esigono il lavoro – precario, stressante e soprattutto nascosto – di decine di migliaia di moderatori. Dietro l’illusione della completa automazione editoriale infatti si nascondono schiere di lavoratori che invece che produrre alla “catena di montaggio” editoriale (oggi i contenuti li producono gli utenti), vagliano e distruggono contenuti (pornografia, violenza, crudeltà su persone e animali, “terrorismo” e molto altro). La giornata del moderatore – sottoposto a un flusso video pregno di ultraviolenza in stile Arancia Meccanica – è raccontata in questo fondamentale libro inchiesta, frutto di dieci anni di approfondite ricerche e riflessioni. Un brillante saggio che si legge come un romanzo e che fa luce su un lavoro ripetitivo e logorante – che ahimè – sarà sempre più diffuso.

Goffredo Fofi, “Fellini anarchico”, Eleuthera

Nemico da decenni dell’omologazione culturale e del conformismo, Goffredo Fofi, probabilmente il più autorevole critico italiano vivente, doveva prima o poi fare i conti con la rivolta cinematografica di Federico Fellini. Il visionario riminese, infatti, non è stato solo uno dei più grandi registi al mondo, ma anche uno dei grandi intellettuali del dopoguerra italiano, insieme a Pier Paolo Pasolini e Carmelo Bene. Il suo – dice Fofi parafrasando Colin Ward – fu un cinema anarchico, intendendo l’anarchia come “forma di disperazione creativa”, visione personale e originale che il regista di Rimini ha saputo imporre agli spettatori e fare apprezzare al mondo intero. In questo libriccino di poco più di cento pagine Fofi racconta con linguaggio semplice ma incisivo la diversità felliniana: la sua diffidenza nei confronti della società costituita, il suo sguardo sulla mutazione antropologica in atto nell’Italia del dopoguerra e del boom, la sua passione per gli emarginati e gli ultimi.

Moicana, “L’edicola che non c’è”, Agenzia X

Due anni fa uscì il primo libro a firma Moicana, centro studi sulle controculture. Si trattava di “Università della strada. Mezzo secolo di controculture a Milano”. Questo secondo volume, che porta la stessa firma, si occupa della produzione di riviste underground a Milano dalla metà degli anni sessanta ad oggi. La “galassia beat” ci viene raccontata da Alessandro Manca, che partendo dello scandalo de “La zanzara” (1965), passando per “Mondo beat” (1966) – il primo vero giornale underground italiano – arriva al più fighetto e graficamente accattivante “Pianeta Fresco”. Chiara Balleso si occupa della fioritura delle riviste femministe nel periodo 1970-2000, Chiara Musati di “Re Nudo” e del filone hippie-psichedelico, Laura Minerva di “Rosso” e delle altre riviste del proletariato metropolitano. Andrea Capriolo si destreggia tra fanzine punk e dark, mentre Sara Molho ci accompagna nella riflessione tra corpi e tecnologie inaugurata da Decoder e Un’Ambigua Utopia. La tribù urbana dell’ hip hop ci viene raccontata da Sergio Maramotti, la crisi editoriale (e politica) degli anni 00 da Joseph Kleckner e la successiva “rinascita fanzinara” degli anni dieci da Nicole Savino. In appendice Holly Hauser ci offre uno scorcio sulla fanzineria milanese del 2020. Un libro fondamentale per tutti i bibliofili, gli amanti delle controculture e dell’editoria d.i.y..

David Graeber, “L’utopia pirata di Libertalia”, Eleuthera

“Questo è un libro sui regni reali o immaginari dei pirati ed è ambientato in un luogo e in un tempo in cui non è facile distinguere tra le due cose” recita l’incipit di questo gustosissimo libro di David Graeber. Tra il Seicento e il Settecento, infatti, sulla costa orientale del Madagascar, terra di incontro/scontro tra molte civiltà diverse, vennero fondate varie colonie pirata che diedero vita ad esperimenti sociali con alla base nuove forme di governo e proprietà. I racconti di queste comunità utopiche fecero il giro del mondo, ben prima delle teorie politiche di Montesquieu e degli Enciclopedisti, alla base del pensiero illuminista. Può essere che le utopie pirata alle periferie del sistema mondo siano stati alla base di una sorta di “illuminismo pirata?”. Questa domanda provocatoria ci catapulta in una ricerca affascinante, a cavallo tra antropologia e storia, alla scoperta di una delle possibili sorgenti della democrazia radicale.

Tania Crasnianski, “Il potere tossico. I drogati che hanno fatto la storia”, Mimesis

Tutti i leader del XX secolo hanno avuto al loro fianco un medico. Hitler, Mussolini, Pétain, Franco, Stalin, Churchill, Kennedy e Mao avevano il loro, che li seguiva come un’ombra. Questo saggio, costituito da piccole storie che ci raccontano le relazioni tra questi pazienti celebri e i loro medici, ci aiutano ad avere uno sguardo diverso, inedito, sulla grande storia del secolo breve che abbiamo appena vissuto. Questo perché la relazione terapeutica, nel caso di pazienti così potenti, implica che il medico vada bene oltre le sue funzioni abituali. Succede non raramente che il medico si innamori del potere e che diventi molto influente sulle decisioni del leader. O che il paziente tratti il proprio medico come un dealer, cosa che appare evidente nelle storie che riguardano non solo Hitler, ma anche l’amatissimo JFK. O che il terapeuta diventi depositario di segreti inconfessabili. Quelle che la Crasnianski ci racconta sono piccole storie di “dipendenza reciproca” che gettano nuova luce su alcuni personaggi che hanno tenuto le redini di grandi nazioni.

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