Gli sviluppi dell’arte transmediale

Mariacristina Mansi | Febbraio, 2021 | them


Nel libro New Media Art, Mark Tribe e Reena Jana sostengono che l’arte dei nuovi media tragga origini dal Dada, dalla Pop art e Op art, dall’arte concettuale, cinetica e programmata oltre che dal Fluxus e da quelle correnti conosciute come Electronic Art, Computer Art, Interactive Art, Cyber art. Tuttavia nel suo famoso testo The language of New Media, Lev Manovich non fa nessun riferimento a correnti artistiche, ma afferma che i nuovi media sono computerizzati, ossia riconducibili al codice binario e per questo riproducibili, distribuibili e archiviabili all’infinito.

Le prime forme d’arte generativa nascono con i plotter grazie a Frieder Nake, Georg Nees, Vera Molnar, Manfred Mohr che ha pubblicato una serie di lavori generati al computer chiamati Artificiata I nel 1969, successivamente con i monitor, a tal merito fu Ivan Sutherland ad avviare il paradigma dell’interazione uomo-macchina con il suo Sketchpad, precursore dell’interfaccia grafica che ci relaziona col computer, e con Sword of Damocle nasce un primitivo visore per ambiente virtuale in wireframe.

Tra il 1966 e il 1968 due mostre favorirono la nascita della Computer Art; la prima intitolata Nine evenings theater and engineer al Brooklyn Museum di New York, la seconda Cybernetic Serendipity all’Institute of Conteporary Arts di Londra. In entrambe è espressa l’impossibilità che arte, tecnologia e scienza si sviluppino separatamente e piuttosto la loro unione sarà fautrice di sperimentazioni, varietà e coinvolgimento della società.

Artisti che esprimono benissimo il legame tra arte e scienza sono senz’altro Ryoji Ikeda, compositore e artista visivo, altamente estetizzante e ricco di precisione matematica, il suo progetto del 2006 datamatics, consiste in una ricerca che esplora la percezione dell’invisibile quantità di dati che permea il nostro mondo, rappresentandoli in concerti audiovisivi, installazioni, libri e CD; e Laura Cinti che, insieme a Howard Boland e in collaborazione con il Mars Simulation Laboratory in Danimarca, aprono i laboratori alla pratica artistica col romantico progetto di donare una rosa a Marte; l’opera consiste nell’ingegnerizzare la genetica del fiore, per renderlo in grado di sopravvivere alle estreme condizioni atmosferiche del pianeta rosso. Il progetto consiste nell’inserire la rosa in un ambiente modificato per sia migliorarne la visione che per conoscere la risposta adattativa del fiore ai parametri marziani.

L’architetto Celestino Soddu nelle sue ricerche sull’arte generativa applicata al design e all’architettura affermava:

“L’arte generativa costruisce il possibile creando regole evolutive in grado di generare eventi che, se da una parte sono imprevedibili e sorprendenti, dall’altra rispecchiano fedelmente l’identità e la riconoscibilità dell’idea e ne sono la naturale rappresentazione. Con l’arte generativa è possibile operare direttamente all’interno di un sistema che controlla la complessità degli eventi, delle loro proposizioni e delle logiche a queste sottese. L’Arte Generativa è un modo di pensare e di progettare che ritrova uniti dallo stesso entusiasmo architetti e matematici, poeti e musicisti, fisici e semiologi, filosofi e pittori, ingegneri e designers”

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