Un viaggio a passo di mulo nell’Italia nascosta: Woodvivors

Riccardo Lanzarone | Marzo, 2020 | them


“Vogliamo esplorare il nostro prezioso territorio e i suoi borghi antichi, adattandoci all’ambiente che ci circonda, preservando la nostra terra e i suoi frutti, salvaguardando i nobili mestieri dell’agricoltore e dell’allevatore che la vivono e la lavorano.”

Nato nel 2016 da un’idea di Francesco Paolo Lanzino, Woodvivors consiste in un viaggio di 2500 km a passo di mulo dalla Sicilia al Piemonte, attraverso borghi, campagne e parchi naturali. Il progetto è una ricerca antropologica sul campo, volta alla produzione di un documentario che dia risalto a un mondo trascurato, nel rispetto della sua integrità. Il fine ultimo è di ottenere, attraverso il recupero delle residue testimonianze, un riuso compatibile delle antiche saggezze, legate al territorio, destinate a perdersi per sempre.

L’itinerario si snoda attraverso l’Italia, da Palermo a Torino, prevalentemente lungo dorsali appenniniche, lontano dai grossi centri urbani, seguendo dove possibile le tracce di vecchi sentieri e mulattiere, attraversando alcuni dei siti di maggiore interesse naturalistico e storico del nostro paese: Parco Nazionale del Pollino, Cinque Terre, Appennini, Peloritani. Il viaggio inizierà il 29 marzo e durerà circa cinque/sei mesi: è necessario viaggiare approfittando dei mesi più caldi, con più ore di luce e nei quali è possibile trovare pascoli freschi per il sostentamento dei muli. Per rendere possibile il progetto e creare un prodotto di qualità, il cammino sarà accompagnato da un mezzo di supporto con funzioni logistiche e di back up, che seguirà il team principale lungo le strade a fondovalle.

La squadra è formata da due mule, Gina e Agnese, e da un gruppo di giovani palermitani e milanesi, in un miscuglio di escursionisti veterani, esperti videomaker e persone che hanno abbandonato il loro percorso urbano per riscoprire le radici rurali, desiderose di recuperare il tesoro fatto di cultura, tecniche e tradizioni che si nasconde nelle campagne. Per attingere alla memoria storica del mondo contadino e custodirla in quello digitale, la squadra registrerà le testimonianze di braccianti, contadini, pastori e artigiani e filmerà le tecniche di lavorazione tradizionali, dal cibo alla cura degli animali alla realizzazione di manufatti.

Fino a non molto tempo fa il mulo era una visione comune nelle comunità rurali, spina dorsale dell’economia agricola. Grazie alla sua capacità di adattarsi pressoché a qualunque territorio, a cibarsi di erbe spontanee e di godere di un incredibile resistenza allo sforzo fisico, il mulo è probabilmente l’animale che ha contribuito più di tutti allo sviluppo della civiltà per come si presenta ai giorni nostri. Il rapporto che legava un bracciante ed il suo mulo andava oltre quello della semplice bestia da soma: il mulo è longevo, vive 35/40 anni, ed il bracciante avrebbe perso tutto se il suo compagno a quattro zampe fosse morto. Molto spesso si dedicavano più cure e attenzione a questi animali che ai propri figli o a sé stessi: molti contadini non avevano le scarpe ma i loro muli erano sempre ben ferrati. Il mulo è il simbolo di un immenso bagaglio culturale di tecniche, tradizioni, ricette, musiche e superstizioni, solitamente tramandate oralmente, che rischiano di scomparire.

Per questo motivo molti anziani contadini, scoraggiati dal raccontare le loro passate condizioni, si emozionano nel vedere “una mula bardata” e si rituffano nel passato. Iniziano a sfogliare un libro fatto di memorie ed emozioni e, in un mondo dove nessuno capirebbe più cosa vuol dire svegliarsi all’alba e imboccare una mulattiera, sono felici nel condividere questi ricordi e disposti ad essere ripresi. Anche le generazioni più giovani, nate e cresciute negli stessi luoghi, conservano stretto il ricordo dei loro padri che, dopo una giornata di pesante lavoro, tornano a casa in sella al loro mulo. L’obiettivo del progetto Woodvivors è di usare il mulo come macchina del tempo per accedere alla memoria degli ultimi esponenti del mondo contadino, raccogliendo le loro testimonianze finché è possibile.

Il documentario al momento è autoprodotto con la sponsorizzazione della ditta Ferrino, ed è finanziato tramite una campagna crowdfunding su Produzioni dal Basso. Ogni contributo è molto apprezzato!

“Con il nostro viaggio vogliamo mostrare come chiunque, armato di curiosità, possa riportare alla luce le radici rurali del proprio territorio, apparentemente lontanissime, per creare un futuro sostenibile che non rinneghi il nostro passato. ”

Foto: Benni Priolisi, Fausto Carano

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