Le bambinacce

Daniela Porreca | Maggio, 2020 | them


È per gioco che Marco Rossari e Veronica Raimo si trovano a pubblicare questa raccolta di filastrocche dove vogliono sperimentare, uscire dal rigore stilistico entro il quale è confinato il romanzo per creare qualcosa di diverso. Si intrecciano nei versi l’erotismo, la comicità e una sorta di neofemminismo scapestrato; è qui dipinta una femminilità transgenerazionale dove essere bambinacce non richiama propriamente la natura infantile quanto più il possedere una tenacia nell’essere irrisolta, senza una chiara schiera di obbiettivi da raggiungere. Si proietta un modo di essere più libera, meno costruita ma molto appassionata, guidata dal desiderio e dai caratteri di potenzialità e divenire senza i quali l’eros sarebbe qualcosa di morto. Così Veronica, in un’intervista per l’Università di Padova, racconta del gioco a quattro mani in cui si è trovata coinvolta con Marco, gioco dove né la scrittura in rime, né la pubblicazione erano programmate, ma che son state una piacevole e naturale conseguenza. 

Edita nel 2019 da Feltrinelli, questa raccolta si trova a essere un libro aperto, che come dice Marco, nell’intervista sopraindicata, dovrebbero soprattutto leggere gli uomini; “È stato bello inserirci la mia sensibilità. [..] Penso che sia necessario, impellente anche, che gli uomini entrino nel discorso femminista e non ne siano esclusi, proprio per assumerne le caratteristiche, per capire l’universo femminile e anche, di conseguenza quello maschile che è correlato.”

Ci si profila davanti il guanto di una bella sfida per l’immaginario culturale italiano; “La bambina che voleva due bambini”, “La bambina che era un bambino”, “La bambina che si faceva i tagli”, sono solo alcuni dei titoli che troviamo nella raccolta ma credo siano sufficienti a spiegare la nicchia narrativa che il libro vuole ricoprire. I due autori danzano amabilmente sui versi creando qualcosa di rinfrescante e bollente allo stesso tempo, siamo trasportati in una realtà così viva e pulsante tra la gente eppur così poco indagata, a suon di provocazioni e battute; il carattere comico incrementa la godibilità dei racconti e strizza ancor di più l’occhio a un pubblico che, addentrandosi progressivamente nelle pagine del libro, si ritrova come rapito. Il genere della filastrocca, poi, con il peculiare uso di un linguaggio semplice e canzonatorio, che tende la mano a quello dei bambini, è senz’altro un espediente letterario ben riuscito, utile a mitigare il tenore provocatorio del testo: la carica erotica che ne emerge è come velata da quest’aura candida, propria solo dell’innocenza dei più piccoli.

Assieme al linguaggio, quello che colpisce fin da subito il lettore sono le illustrazioni di Mariachiara Di Giorgio, le quali conferiscono, a un libro nato per essere irriverente, una rappresentazione delicata; si propone come mezzo per aiutare il lettore a figurarsi la scena togliendolo dall’impiccio di rapportarsi, senza alcun supporto, a dei temi, che di per sé potremmo trovare spigolosi. Mariachiara entra in punta di piedi in questo lavoro e coglie esattamente quello che serve al fruitore per sentirsi sostenuto ma non violato fornendo degli input mai eccessivi: non troveremo delle bambine fortemente connotate né tanto meno un volto ben definito, bensì bozzetti che permettono al lettore di dare una propria identità alla figura e di collocarla nella giusta ottica suggerita dalle parole.

È una lettura veloce, fresca e divertente, perfetta per iniziare a tuffarsi nei meandri dell’empowerment femminile e, chissà, riscoprirsi parte integrante di quella collezione di bambinacce.

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