La stampa 3d per tutti, ovvero come scaricare da internet uno scolapasta

Marco Eba Ghisalberti | Novembre, 2012 | them


La stampa 3d, per chi tuttora ne fosse all’oscuro, è una tecnologia di produzione che permette la riproduzione fisica di un oggetto qualsiasi, partendo da un modello 3D digitale generato tramite un software CAD. Ad oggi esistono tecniche di stampa molto diverse da loro, ma per farla semplice possiamo paragonare il suo funzionamento a quello di una classica stampante a getto di inchiostro, con la differenza che invece di agire soltanto in due dimensioni, la macchina stampa sottilissimi strati di materiale, generalmente dello spessore di circa 0.1 mm, che sovrapposti uno sull’altro creano un oggetto tridimensionale che riproduce in maniera accurata la geometria del modello digitale di partenza.

Fino a pochi anni fa questa tecnologia era sostanzialmente sconosciuta, le stampanti 3d erano molto costose e il loro utilizzo era limitato alla produzione di prototipi, o componenti particolari che non possono essere realizzati con le tecniche di produzione tradizionali.

Le cose si sono evolute rapidamente e oggi ci troviamo nel mezzo di una vera e propria rivoluzione, innescata dalla comparsa sul mercato di stampanti semplici da usare, di dimensioni ridotte e soprattutto ad un prezzo ragionevole, che le ha rese accessibili a molti studi di design e architettura (in Italia a onor del vero sono ancora in pochi ad esserne dotati), ma anche a semplici appassionati modellisti e bricoleur. Da qui a diventare un prodotto di massa e oggetto del desiderio per ogni geek degno di questo nome la strada è breve. Per fare un esempio, la Replicator 2, ultima nata in casa MakerBot, fra le società protagoniste di questa rivoluzione, costa “solo” 2.199 $, ma esistono modelli anche più economici.

Non sono proprio bruscolini, ma a pensarci bene è un prezzo inferiore a quello di una reflex digitale full frame, anche se le sue dimensioni non vi permetteranno di appenderla al collo per sfoggiarla al prossimo vernissage… Ma quali sono le implicazioni future di questa rivoluzione in atto?

Innumerevoli e potenzialmente di enorme portata. Sicuramente nella maggior parte dei casi si tratta di evoluzioni positive, ma ci sono alcuni aspetti che, in qualità di product designer, mi preoccupano un po’.

Sono in molti infatti ad ipotizzare che in un futuro non troppo remoto questa tecnologia scardinerà l’attuale sistema di produzione e distribuzione di massa.

A breve se avessimo bisogno di un oggetto qualsiasi, invece di andare in un negozio a comprarlo, o ordinarlo su internet e attendere qualche giorno prima che ci venga consegnato, potremmo scaricare in pochi secondi il suo modello 3d e stamparlo direttamente dalla nostra scrivania.

Questo sistema presenta molti vantaggi rispetto al metodo di produzione tradizionale, in primo luogo dal punto di vista ecologico. Se il luogo di produzione di un prodotto e quello del suo utilizzo coincidono, non è più necessario il trasporto. Inoltre se ogni pezzo viene stampato solo al momento dell’acquisto da parte del cliente si evitano fenomeni di sovrapproduzione, per non parlare del fatto che questa tecnologia non produce alcun tipo di scarto e non spreca nemmeno un grammo di materiale.

A spaventarmi è la certezza che una volta messo in rete il modello 3d di un oggetto qualsiasi, sarebbe impossibile proteggere la sua diffusione illegale e di conseguenza la possibilità per chiunque di stamparlo a costo zero, fatto salvo l’acquisto del materiale necessario.

Sarebbe un po’ come avere in casa propria una piccola fabbrica cinese che produce copie perfette di qualsiasi oggetto che ci venisse in mente di acquistare. Se si verificassero queste circostanze, il futuro potrebbe riservare delle brutte sorprese per molte aziende e di conseguenza complicare la già non facile vita degli industrial designer, che guadagnano in base alle royalties sui pezzi venduti.

Quali conclusioni possiamo trarre da questo? Il product design così come lo conosciamo è destinato a morire e con lui interi settori dell’industria manifatturiera?

Impossibile a dirsi oggi. Da un lato i diversi limiti tecnologici che ad oggi caratterizzano le stampanti 3d come la scarsa velocità di lavoro, i costi di produzione relativamente alti rispetto alla produzione di massa e le dimensioni ridotte dell’area di lavoro (nel caso della Replicator 2 meno di 5 litri di volume) per ora mi rassicurano riguardo alla possibilità che a breve si possa verificare un simile scenario. Dall’altro però non possiamo dimenticarci che l’evoluzione tecnologica progredisce in maniera esponenziale, quindi è possibile che questi limiti vengano superati molto prima di quanto si possa pensare…

Detto questo, io non credo che le innumerevoli tecnologie di produzione di cui disponiamo oggi, alcune delle quali sopravvivono sostanzialmente immutate da migliaia di anni, siano destinate a scomparire in favore di un’unica tecnica che vada bene per tutto, dal cucchiaio alla città, come avrebbe sentenziato un noto architetto.

E’ ipotizzabile invece che la stampa 3d diventi a breve la tecnica dominante per alcuni settori del mercato, per esempio per le produzioni in piccola serie o per oggetti che richiedono una certo grado di personalizzazione. In questi casi è probabile che anche il relativo sistema distributivo e commerciale cambi di conseguenza, ma nella maggioranza dei casi le nostre care vecchie tecniche tradizionali come la lavorazione del legno o la cottura della ceramica resisteranno. Del resto hanno superato indenni gli anni 60’ e con loro l’utopia della plastica, così come le matite colorate sono sopravvissute a Photoshop

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