Consigli di lettura

Pablito El Drito | Settembre, 2020 | them


Gary Snyder, “In India. Viaggio di un poeta da giovane”, Milieu

Gary Snyder è uno dei poeti beat più conosciuti, tanto da essere celebrato da Jack Kerouac ne “I vagabondi del Dharma”. In questo scritto del 1962, un vero e proprio diario di viaggio, il lettore accompagna il giovane poeta da Kyoto, passando per Hong Kong, Vietnam e Singapore, fino alla scoperta della sconosciuta India, dove Snyder vuole indagare la reale estensione del mondo spirituale buddista. Ad affiancarlo nei suoi vagabondaggi tra mercati, strade e ashram la moglie Joanne Kyger, poetessa, il suo miglior amico Allen Ginsberg, autore di “Howl and other poems”, e il suo  compagno Peter Orlovsky. Culmine della narrazione l’incontro tra i giovani beat americani e l’altrettanto giovane Dalai Lama, e la discussione che nasce intorno alla possibilità di giungere all’illuminazione tramite gli allucinogeni! “In India” è una chicca, rimasta fino ad oggi inedita nella nostra lingua, un altro tassello per la comprensione della “fuga dall’occidente” tipica di certa controcultura americana.

Abir Mukherjee “Fumo e cenere”, SEM

“Fumo e cenere” è il terzo romanzo di Abir Mukherjee, giovane autore indiano cresciuto in Scozia,  ad essere pubblicato in italiano da SEM dopo “L’uomo di Calcutta” e “Un male necessario”.
Ambientato a Calcutta nel 1921, nel pieno delle lotte per l’indipendenza del paese asiatico dal giogo britannico, “Fumo e cenere” è un romanzo giallo ben costruito, ma abbastanza canonico dal punto di vista stilistico. I punti di forza del libro sono la caratterizzazione di suoi personaggi, tra cui spicca il detective Sam Wyndham, sbirro disilluso e dedito all’oppio, ma anche le affascinanti descrizioni di una città in cui, pagina dopo pagina, mentre le ombre degli omicidi al centro dell’indagine si vanno diradando, le strade diventano invece teatro di uno scontro sempre più aspro tra nazionalisti e fedeli alla corona inglese. 

Vincenzo Estremo “Teoria del lavoro reputazionale. Saggio sul capitalismo artistico”, Milieu

Ci sono testi che solleticano il lettore con un’infinità di suggestioni e questo è uno di quelli. L’argomento di “Teoria del lavoro reputazionale”, un saggio complesso e asistematico, è infatti il lavoro nell’arte e la rappresentazione del lavoro nell’arte stessa. Estremo spazia da riflessioni prettamente estetiche – dopotutto per vivere fa il curatore – al  discorso economico nel circuito dell’arte contemporanea – incentrato su sfruttamento e autosfruttamento – confermando quanto non faticavo ad immaginare prima della lettura: se non hai denaro l’arte non fa per te. Un saggio che consiglio a chi lavora in questo settore o a chi si appresta ad essere triturato dall’odierno sistema dell’arte, vero e proprio laboratorio di sfruttamento/autosfruttamento capitalistico. 

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