Consigli di Lettura

Pablito El Drito | Dicembre, 2020 | them


Piero Cipriano, “Il libro bolañiano  dei morti”, Milieu

Un libro singolare, una specie di diario, in cui Cipriano, psichiatra riluttante, dismette gli abiti del “medico della mente” per trasformarsi in poeta, pazzo, sensitivo, sciamano. Lo scritto parte da gennaio 2019, quando si diffondono le prime notizie sul virus “cinese”. A marzo vede il nostro Cipriano trasformarsi da dottor Jekyll, imperturbabile professionista della salute mentale, a Mr. Hyde, runner extralegale che infrange divieti, alternando autofiction, allucinazioni a occhi aperti, pensieri e riflessioni sulla libertà sempre più precaria e vigilata dei nostri tempi. Un testo provocatorio, scomodo, a suo modo terapeutico, che va oltre i luoghi comuni e le semplificazioni e per questo farà incazzare molti. Una specie di bussola per tutti quei libertari che sono rimasti spaesati negli ultimi, incasinatissimi, mesi. Un grazie a Cipriano, che riesce a porsi sempre fuori dagli schemi, e al coraggioso editore Edoardo Caizzi, patron di Milieu. 

Enrico Petrilli, “Notti tossiche”, Meltemi

Un saggio che indaga il legame tra resistenza e piacere, focalizzando sulla socialità che si sviluppa nella scena club dall’intersezione tra attori umani e non umani (musica, luoghi, sostanze). È un  lavoro corposo, di stampo sociologico, che include riflessioni ampie: sul piacere o la sua negazione nella nostra cultura, sul rapporto tra piacere e movimenti sociali partendo da Lafargue, passando per i situazionisti, le scene e le teorie Lgbtq , arrivando fino a Foucault, chiave per interpretare le dinamiche di micropotere all’interno della scena club.  C’è anche un intero capitolo che indaga la genealogia della società danzante , dalla fine del settecento al clubbing anni novanta, fino agli easyjet-clubber degli ultimi anni. Il “core” del libro è costituito dai vissuti di alcuni frequentatori assidui, riportati nel quarto capitolo, una ricerca etnografica sul campo che lascia intendere che Petrilli è un gran entusiasta di queste situazioni, mica solo un teorico! Un lavoro ricco di stimoli e riflessioni, utile per rimuovere pregiudizi e preconcetti, ma che pecca di idealizzazione, perché francamente eleggere il club a “forma di resistenza” mi sembra esagerato.

Marcus Rediker, “Il piantegrane: storia di Benjamin Lay”, Eleuthera

Nuovo libro di Marcus Rediker, originalissimo storico dell’età moderna e grande cultore di storia della pirateria. Questa volta lo storico del Kentucky non ci parla di briganti dei mari, ma della vita di un rivoltoso che visse a cavallo del settecento. Benjamin Lay, un nanetto gobbo di fede quacchera, un “piantagrane” che tre secoli fa sosteneva con le sue prediche infuocate e il suo carattere cocciuto l’abolizione della schiavitù, la parità tra uomo e donna, il vegetarianesimo, la lotta al privilegio. Un illuminista ante-litteram, autodidatta e provocatore, la cui vita avventurosa è ripercorsa nella belle pagine di questo libriccino. Fu pastore, guantaio ma soprattutto marinaio. Quest’attività gli permise di entrare in contatto con genti diverse, e di sviluppare un pensiero universalistico di straordinaria attualità. Oltre alle vicende umane del simpaticcissimo contestatore quacchero, Rediker ripercorre la storia del radicalismo religioso e politico inglese (levellers, seekers, ranters e diggers) e delle società atlantiche del XVII e XVII secolo. Le idee giuste non hanno tempo. 

Marco Bongiorni, “Drawing as fighting”, Milieu

Il sottotitolo di questo particolarissimo libriccino, “Manuale per un disegno da combattimento” edito or ora da Milieu a prima vista è spiazzante. Che c’entra infatti il pugilato con il disegno? Mai due discipline a primo acchito sembrerebbero più lontane. Eppure Bongiorni, che è sia pugile che disegnatore, in duecento pagine ci spiega i punti di contatto tra le due pratiche. “Drawing as fighting” è manuale di disegno ma contiene appunti e riflessioni sul mondo della boxe, in più racconta lo sforzo di praticare una (anzi due) discipline impegnative e che richiedono grande dedizione. “Drawing as fighting” contiene anche un capitolo che accosta sperimentalmente immagini di campioni del pugilato e di maestri del ritratto e un’appendice con esercizi per migliorare la propria tecnica di disegno. Originale, accattivante e colto.

Jane Jacobs, “Città e libertà”, Eleuthera

Jane Jacobs (1916-2006) è stata un’attivista americana conosciuta non solo per la sua partecipazione al movimento contro la guerra in Vietnam, ma soprattutto per la critica radicale ai rinnovamenti infrastrutturali che hanno stravolto le città americane nella seconda metà del Novecento. Nemica giurata di architetti e urbanisti, la Jacobs attacca i professionisti del disegno urbano accusandoli di non riuscire a scorgere il tessuto vitale delle città, di ragionare in astratto, non cogliendo il pulsare della vita che scorre nelle strade. Uniformità, logica astratta, semplificazione burocratica sono alcuni dei vizi degli “esperti” contro cui i comuni cittadini, veri protagonisti dello spazio urbano, devono combattere in nome della varietà, dell’inclusività, del diritto di decidere dello spazio che si vive e attraversa. “Progettare una città ideale è facile; ricostruirne una che sia vitale richiede immaginazione” (cit.). Una raccolta di scritti di grande attualità.

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