Consigli di lettura

Pablito El Drito | Luglio, 2022 | them


Oscar Wilde, “La virtù dell’irriverenza”, Eleuthera

A Oscar Wilde, uno degli scrittori più noti di fine ottocento, si associano in generale alcuni temi: il dandysmo, l’imperitura fama raggiunta grazie al successo di alcuni romanzi – tra cui “Il ritratto di Dorian Gray” – e le poesie, la carcerazione di cui fu vittima a causa della sua omosessualità. Ma dello scrittore irlandese spesso si ignorano alcuni aspetti del suo pensiero, che senza alcun dubbio possiamo definire libertario. A riprova di questo Eleuthera ha pubblicato una raccolta di testi molto eterogenei tra loro, riuniti in un volume il cui titolo è “La virtù dell’irriverenza”. L’antologia si apre con un breve saggio di elogio al mistico cinese Zhuāngzǐ per poi proseguire con uno scritto chiamato “L’anima umana nel socialismo”. Segue un dialogo filosofico (“Osservazione sulla decadenza della menzogna”), uno scritto biografico su Winewright, artista pluriomicida (“Penna, matita e veleno. Uno studio in verde”), uno struggente poema in rima dedicato al carcere (“La ballate del carcere di Reading”) e in infine due lettere di denuncia che l’autore scrisse al “Daily Chronicle” durante la sua carcerazione. Da questi scritti minori, molto eterogenei e irriverenti, emerge tutta la sensibilità di Wilde rispetto alle ingiustizie del suo tempo.

Marcello Ghiringhelli, “Una nuova strada”, Milieu edizioni

In questa rubrica abbiamo già parlato di Marcello Ghiringhelli in occasione dell’uscita del suo precedente libro “La mia cattiva strada. Memorie di un rapinatore” (2018), di cui questa nuova uscita di Milieu rappresenta un secondo, avvincente capitolo. L’autore, operaio-bambino nella Torino del primo dopoguerra, legionario nella guerra di Algeria a diciassette anni e quindi disertore e gangster, a quarant’anni, dopo una lunga carcerazione, matura una svolta radicale aderendo alle Brigate Rosse. É a questo punto che si apre il memoir appena uscito. Siamo nel 1981, periodo di grossa crisi nel partito armato, decimato dalle operazioni repressive e da grosse divisioni tra i militanti. La scrittura asciutta e senza fronzoli del Ghiringhelli ci conduce tra disperate azioni armate degne del miglior action-movie e riflessioni teoriche sul ruolo politico del gruppo clandestino, nel momento in cui il monolito BR si sgretola dando vita a piccoli gruppi in competizione l’uno con l’altro, dentro e fuori dal carcere. Un memoir crudo, lucido e dal ritmo serrato, che racconta la trasformazione del Ghiringhelli da fuorilegge a militante totalmente dedito ad una causa che pagina dopo pagina sembra sempre più lontana e irraggiungibile.

Elisée Reclus, “Natura e società. Scritti di geografia sovversiva”, Eleuthera

Riedizione di un testo già pubblicato da Eleuthera nel 1999, si tratta di un’antologia di testi del geografo francese introdotta da una corposa serie di scritti del filosofo americano John P. Clark, ex docente alla Loyola University di New Orleans. I testi, scritti tra il 1866 e il 1901, testimoniano la visione innovativa di Reclus come geografo, che emancipò la disciplina dal discorso del potere e dello stato per introdurre una serie di ragionamenti di carattere più ecologico, sociale e antropologico. Ma Reclus, oltre ad essere un prolificissimo studioso – scrisse opere monumentali come la “Nouvelle Géographie Universel” in 19 volumi fu anche un anarchico veramente anticonformista. Vegetariano, avverso alla gerarchia statale come anche al patriarcato, fu paladino dell’amore libero e del nudismo, difensore delle minoranze e nemico giurato di ogni razzismo. Intimo di Kropotkin, Bakinin e Guillaume, fu un curioso viaggiatore. Sostenitore dell’Internazionale e comunardo, la sua difesa armata della Comune di Parigi gli costò una condanna a dieci anni e l’esilio. “Natura e società. Scritti di geografia sovversiva” è un libro utile per conoscere la vita e il pensiero di un uomo che ha anticipato temi e visioni ripresi in seguito da pensatori anarchici contemporanei come Murray Bookchin.

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