Consigli di Lettura

Pablito El Drito | Aprile, 2021 | them


Guy Debord, “Ecologia e psicogeografia”, Eleuthera

Il “caro vecchio” (ma sempre attualissimo) Debord è uno dei più citati, ma meno letti, intellettuali di sempre. Come emerge da questa raccolta di saggi scritti tra il 1955 e il 1988, lo scrittore e cineasta parigino seppe vedere oltre la cortina fumogena del suo presente per intravvedere i contorni del mondo in cui ora noi, suoi ipotetici nipoti, ci ritroviamo a vivere. Al centro dei saggi proposti c’è il contesto urbano: la trasformazione dell’uomo e dell’ambiente dovuta alla massificazione dei consumi, la critica della geografia della città, la condanna del funzionalismo architettonico e la denuncia della passività dell’arte. La raccolta include anche uno scritto, “Rapport sur la construction des situations”, che è la piattaforma organizzativa dell’Internazionale Situazionista (1957), e molti altri testi programmatici successivi, fondamentali per comprendere lo sviluppo del movimento, le cui idee, esplosive come molotov, ispirarono la rivolta del Sessantotto parigino. Chi sa cosa direbbe in questi giorni Debord, che a metà anni Cinquanta del Novecento già denunciava l’alienazione di massa, il controllo totalitario del capitale e il consumo spettacolare passivo? Secondo me proprio ora che la costruzione di ambienti momentanei della vita e la loro trasformazione in una qualità passionale superiore è più che mai difficile dai realizzare la lettura di Debord ha una funzione di “pungolo”, che ci stimola a non rinunciare alla trasformazione radicale della nostra vita quotidiana e del mondo di cui siamo parte.

Luca Pantarotto, “Fuga dalla rete. Letteratura americana e tecnodipendenza”, Milieu

La tecnologie digitali di computazione e trasmissione dati hanno rivoluzionato il nostro modo di pensare e vivere. Internet da luogo di comunicazione libero, orizzontale, egualitario e anonimo si è trasformato con il web 2.0 nel suo opposto: una macchina da soldi totalitaria controllata da una manciata di multinazionali che si arricchiscono con la profilazione degli utenti in cui trionfano solitudine, disinformazione, manipolazione e tecnodipendenza di massa. Il saggio di Luca Pantarotto, esperto di narrativa americana, si interroga su come gli scrittori hanno affrontato questo cambiamento epocale. La sua tesi è che la maggioranza degli scrittori sembrino più impegnati a fingere che non sia successo niente, invece che a raccontare mille modi in cui il mondo è cambiato. Pochi hanno cercato di indagare le mille contraddizioni scatenate dalla pervasività della Rete, tra questi William Gibson, Jonathan Franzen, Stephen King, Dave Eggers e Don Delillo, ma non esiste ancora, a avviso dell’autore, un grande romanzo americano che sappia descrivere questa nostra epoca. Nell’attesa che esca ci possiamo sollazzare con le considerazioni estetiche, storiche e politiche di questo agile e intrigante saggio appena uscito per Milieu.

Carlo Formenti (a cura di), Dopo il neoliberalismo. Indagine collettiva sul futuro, Meltemi

Come sarà il mondo tra trent’anni? É possibile che dopo la crisi della globalizzazione neoliberista si aprano le prospettive per un superamento del capitalismo?
Questa raccolta di saggi curata da Carlo Formenti, direttore della collana Visioni Eretiche di cui questo volume fa parte, è un’indagine multidisciplinare sulla possibilità della realizzazione del socialismo nel XXI secolo. I dieci scritti vertono su metodologie e approcci molto diversi perché tra gli autori vi sono filosofi, sociologi, costituzionalisti, logici, politologi, dirigenti politici ed esperti di geopolitica. I saggi, alcuni piuttosto complessi a livello teorico, aiutano ad immaginare le possibilità che si apriranno di fronte a noi. Osservando la direzione in cui le nostre società stanno marciando, ossessionate da una crescita indotta da un sistema economico sempre più spietato e insostenibile, la lettura di “Dopo il liberalismo” ci lascia presupporre che il futuro ci riserverà dei grossi cambiamenti. Ma il futuro, come diceva il rocker Joe Strummer, non è già scritto. Se abbiamo capito che il capitalismo non crollerà da sé come prevedeva il buon Marx, dipenderà allora solo dalle nostre capacità politiche agire per il superamento di questo sistema economico che si dimostra sempre più incompatibile con la vita umana sul pianeta terra.

Lasciaci un commento